Il contratto di lavoro a tempo determinato, disciplinato dal Decreto .Legge. n. 81/2015, è un contratto di lavoro considerato ‘speciale’
Il contratto di lavoro a tempo determinato, detto anche contratto a termine, è un contratto di lavoro subordinato in cui è stabilita una durata specifica, con una
data di inizio dal: xxx_xxx, e data di fine del rapporto lavorativo: xxx_xxx.
Questo tipo di contratto è spesso scelto per esigenze temporanee dell'azienda, come la sostituzione di una badante, di un dipendente assente, la gestione di picchi stagionali o l'esecuzione di progetti a termine.
Nel contratto a tempo determinato, avendo le parti sin dalla stipula convenuto un impegno reciproco per un determinato periodo di tempo, non è di norma concesso il recesso anticipato rispetto al termine, tranne nel caso sussista una giusta causa. Art. 2119 Cod. Civile.
Il contratto di lavoro a tempo determinato, disciplinato dal Decreto .Legge. n. 81/2015, è un contratto di lavoro considerato ‘speciale’
Il contratto di lavoro a tempo determinato, detto anche contratto a termine, è un contratto di lavoro subordinato in cui è stabilita una durata specifica, con una data di inizio e data di fine del rapporto lavorativo.
Questo tipo di contratto è spesso scelto per esigenze temporanee dell'azienda, come la sostituzione di una badante, di un dipendente assente, la gestione di picchi stagionali o l'esecuzione di progetti a termine.
Nel contratto a tempo determinato, avendo le parti sin dalla stipula convenuto un impegno reciproco per un determinato periodo di tempo, non è di norma concesso il recesso anticipato rispetto al termine, tranne nel caso sussista una giusta causa. Art. 2119 Cod. Civ
BROCARDI:
Dispositivo dell'art. 2119 Codice Civile
Fonti → Codice Civile → LIBRO QUINTO - Del lavoro → Titolo II - Del lavoro nell'impresa → Capo I - Dell'impresa in generale → Sezione III - Del rapporto di lavoro
Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto [1373] prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato [2097], o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto(1) [2103, 2244]. Se il contratto è a tempo indeterminato, al prestatore di lavoro che recede per giusta causa compete l'indennità indicata nel secondo comma dell'articolo precedente.
Non costituisce giusta causa di risoluzione del contratto la liquidazione coatta amministrativa dell'impresa. Gli effetti della liquidazione giudiziale sui rapporti di lavoro sono regolati dal Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza(2)(3).
Pertanto, il recesso anticipato da un contratto a tempo determinato può avvenire solo in presenza di giusta causa.
Nel caso in cui invece il recesso avvenga senza giusta causa, la parte che subisce il recesso può chiedere alla parte recedente un risarcimento del danno; quindi, è prevista la possibilità, anche per il datore di lavoro, di richiedere il risarcimento del danno qualora sia il lavoratore e recedere.
Per "annullare" un contratto di lavoro a tempo determinato prima della scadenza, si deve presentare una dimissione per giusta causa, per cui devono esistere motivi gravi e imprevisti che impediscono di proseguire il rapporto di lavoro.
Esempi di giusta causa includono mancato pagamento degli stipendi, molestie sul lavoro o un grave danno fisico che renda impossibile la prestazione lavorativa. In assenza di giusta causa, recedere prima della scadenza comporta il risarcimento dei danni all'azienda, corrispondenti alle retribuzioni mancanti fino alla fine del contratto.
Le dimissioni da un contratto a tempo determinato non sono consentite.
1. Dimissioni per giusta causa
Il lavoratore può recedere dal contratto se si verifica una condizione grave che non permette la prosecuzione del rapporto, nemmeno provvisoriamente.
Le dimissioni per giusta causa devono essere comunicate al datore di lavoro per iscritto, preferibilmente con raccomandata A/R, rispettando un eventuale preavviso contrattuale.
2. Mancanza di giusta causa
Non è possibile "annullare" il contratto per motivi ordinari, come l'offerta di un altro lavoro.
Se un lavoratore recede senza giusta causa, è tenuto a risarcire l'azienda per il danno subito. Questo risarcimento equivale alle mensilità che il lavoratore avrebbe dovuto percepire fino alla naturale scadenza del contratto.
VICEVERSA se è il datore di lavoro a rescindere il contratto a tempo determinato, deve pagare lo stipendio, come se avesse lavorato, per il tempo determinato previsto
3. In alternativa: recesso consensuale Art. 1372 comma.1 c.c.
In sintesi, per recedere da un contratto a tempo determinato, è necessario che si verifichi una giusta causa oppure che ci sia un accordo con l'azienda. Altrimenti, la rescissione è illegittima e richiede il risarcimento del danno.
MOTIVI DI LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA
Il licenziamento per giusta causa è una forma di risoluzione del rapporto di lavoro che avviene quando il comportamento del dipendente è così grave da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo, anche solo provvisoriamente. In pratica, si tratta di un inadempimento talmente grave che non permette il normale svolgimento del rapporto di lavoro.
ESEMPI di comportamenti che possono portare al licenziamento per giusta causa:
In tutti questi casi, il licenziamento per giusta causa comporta la cessazione immediata del rapporto di lavoro senza preavviso e senza diritto all'indennità sostitutiva del preavviso. Tuttavia, il lavoratore licenziato per giusta causa ha comunque la possibilità di impugnare il licenziamento se ritiene che non vi siano i presupposti per la giusta causa.
IN CONCLUSIONE
Le procedure di cessazione in contratti a tempo determinato (contratti utilizzati solitamente solo in caso di sostituzione), si avviano in modo automatico quando si arriva alla data del termine prefissato.
L'Inps infatti chiude il contratto senza necessità di comunicazioni da parte del datore domestico.
La cessazione nei contratti a tempo determinato di colf e badanti fatta prima della scadenza contrattuale é ammessa soltanto nei seguenti casi:
LA BADANTE INOLTRE NON SI PUO’ LICENZIARE in un contratto a termine:
Nel caso di decesso datore di lavoro, (Esempio: datore di lavoro del marito, del figlio, del nipote o altri… che assumono una badante a favore di un terzo altra persona: parente, famigliare, cugino, etc…)
2) decesso assistito
3) inserimento del datore o dell'assistito in RSA
4) ricovero ospedaliero
5) ricovero assistito in Casa di Riposo
6) non è possibile licenziare nel tempo determinato.
N.B.: nel caso di licenziamento illegittimo dove quindi non sia presente una delle cause sopra citate, al lavoratore a tempo determinato spetta un risarcimento danni pari all'ammontare delle retribuzioni non percepite dal momento del recesso alla data di scadenza del contratto del lavoro.
Dimissioni senza giusta causa
Se il lavoratore dà le dimissioni dopo il periodo di prova senza giusta causa:
Preavviso per dimissioni nel tempo determinato
La CASSAZIONE
Per la Cassazione è impugnabile il licenziamento intimato in luogo della comunicazione della scadenza del contratto
14/03/2025
Con l’ordinanza n. 6303 del 10.03.2025, la Cassazione afferma che il lavoratore assunto a tempo determinato ha diritto ad ottenere la tutela prevista in caso di recesso illegittimo qualora il datore, al termine del contratto, non si limiti a comunicare la scadenza dello stesso, ma intimi un vero e proprio licenziamento.
Il fatto affrontato
Il lavoratore impugna
giudizialmente il licenziamento irrogatogli alla scadenza del suo contratto a tempo determinato.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, ritenendo di non dover analizzare l'invocata illegittimità del recesso
stante la sussistenza di un rapporto di lavoro a termine.
L’ordinanza
La Cassazione – nel ribaltare la pronuncia di merito – rileva che, nel caso di scadenza di un contratto di lavoro a termine illegittimamente stipulato e di comunicazione da parte del datore della conseguente disdetta, non trovano applicazione i termini di decadenza previsti per l'impugnazione del recesso.
Ciò, continua la sentenza, in quanto l'azione diretta all'accertamento dell'illegittimità del termine non è qualificabile come impugnazione del licenziamento, ma come azione di nullità parziale del contratto.
Diversamente, secondo i Giudici di legittimità, le norme sulla decadenza dell’impugnazione del recesso, così come quelle inerenti alle tutele in caso di illegittimità della sanzione espulsiva, trovano applicazione qualora il datore di lavoro, anziché limitarsi a comunicare la disdetta per scadenza del termine, abbia intimato un vero e proprio licenziamento.
Non essendosi la sentenza di merito conformata a quest’ultimo principio, la Suprema Corte accoglie il ricorso proposto dal lavoratore.
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