La sentenza n. 1644/2025 della Corte d'Appello di Milano
riguarda un caso in cui un figlio ha fatto causa a una RSA per non dover pagare la retta di ricovero della madre, affetta da gravi patologie. La Corte ha stabilito che, in presenza di prestazioni sanitarie complesse e continuative, i costi devono essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rendendo nullo l'impegno di pagamento preso dal figlio.
La sentenza ha anche disposto la restituzione di metà delle spese processuali sostenute dal figlio.
In dettaglio, la sentenza ha chiarito che:
Quando una persona ricoverata in una RSA necessita di cure sanitarie complesse e continuative, i costi devono essere coperti dal SSN.
L'impegno firmato dal figlio per pagare la retta è stato dichiarato nullo perché la legge prevede che, in presenza di assistenza sanitaria complessa, il costo debba essere a carico del SSN.
La RSA è stata condannata a rimborsare metà delle spese processuali al figlio.
Questa sentenza ribadisce che le RSA non possono richiedere il pagamento delle rette per prestazioni sanitarie che rientrano negli obblighi del SSN.
La sentenza ha un impatto significativo perché chiarisce che, in presenza di determinate condizioni di salute, i costi di ricovero in RSA non possono essere trasferiti sui familiari, ma devono essere coperti dal sistema sanitario pubblico.
Sintesi della Sentenza
La sentenza n. 1644/2025 della Corte d’Appello di Milano riguarda un figlio che ha fatto causa a una RSA per non dover pagare la retta di ricovero della madre, gravemente malata. In primo grado, il tribunale aveva stabilito che il figlio doveva pagare. Lui ha fatto appello, sostenendo che la legge prevede che, in certi casi, queste spese debbano essere coperte dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La Corte d’Appello gli ha dato ragione. Ha riconosciuto che la madre aveva bisogno di cure sanitarie complesse e continue, e che quindi il costo del ricovero doveva essere a carico del SSN. Di conseguenza, l’impegno firmato dal figlio per pagare la retta è stato dichiarato nullo. La Corte ha anche condannato l’RSA a rifondere metà delle spese processuali.
Parti in causa
Oggetto della controversia
Il ricorrente ha impugnato una sentenza del Tribunale di Milano (n. 7964/2024) che lo condannava a pagare una retta di ricovero di € 26.626,40 per la madre, ospite in una RSA. L’appellante sosteneva la nullità dell’obbligazione al pagamento, ritenendola contraria a norme imperative e comunque inefficace per effetto del suo recesso.
Domande dell’appellante
Tesi della controparte
Decisione del Tribunale di primo grado (respinta in appello)
Motivazione della Corte d’Appello
Esito
Dispositivo finale
“Dichiara che nulla è dovuto per il ricovero della madre dell’appellante dal 23/04/2021 e dichiara nullo ex art. 1418 c.c. l’impegno assunto da “figlio”. Condanna “RSA” a rifondere metà delle spese processuali.”
Cosa prevede la legge e perché oggi conviene agire legalmente?
Chi ha un familiare affetto da
Alzheimer o altre forme di demenza grave e ha dovuto affrontare il ricovero in una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), sa bene cosa significa ricevere fatture da migliaia di euro al mese.
In molti casi, queste rette sono pagate direttamente dai parenti. Spesso senza
sapere che per legge, quelle spese dovrebbero essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
In questo articolo analizziamo in modo dettagliato cosa prevede la normativa vigente, quali sono i principi affermati dalla giurisprudenza (ormai favorevole e consolidata), e perché questo è il momento giusto per agire in giudizio, prima che intervenga una possibile riforma peggiorativa.
Cosa prevede la normativa: i riferimenti essenziali
Il quadro normativo che regola l’accesso e la copertura delle prestazioni in RSA è complesso, ma chiaro nei suoi principi fondamentali. Ecco i riferimenti principali:
Articolo 32 della Costituzione
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Questo articolo sancisce il diritto alla salute come diritto soggettivo pieno, non comprimibile da esigenze di bilancio.
Articolo 30 della Legge n. 730/1983
“Sono a carico del Fondo sanitario nazionale gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali.”
Questo significa che se un paziente in RSA riceve cure sanitarie collegate all’assistenza (per esempio, per Alzheimer), il costo è a carico del SSN, non della famiglia.
DPCM 14 febbraio 2001 e DPCM 29 novembre 2001
Questi decreti distinguono tre tipi di prestazioni:
L’Alzheimer, nella sua fase avanzata, rientra esattamente in quest’ultima categoria.
DPCM 12 gennaio 2017 (nuovi LEA)
Il decreto che ha aggiornato
i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), pur
ampliando il quadro delle prestazioni garantite, non ha chiarito chi debba farsi carico della retta RSA nei casi complessi come l’Alzheimer.
Questo ha lasciato spazio a discrezionalità regionali e contenziosi legali crescenti.
Cosa dicono i giudici: il principio dell’inscindibilità
Negli ultimi anni la giurisprudenza ha chiarito in modo inequivocabile che quando le prestazioni assistenziali sono inscindibilmente connesse a quelle sanitarie, il ricovero in RSA deve essere interamente a carico del SSN.
Le sentenze più rilevanti:
Corte d’Appello di Milano n. 1644/2025
Riconosce il diritto al rimborso integrale delle rette RSA a una paziente con Alzheimer, ribaltando il primo grado.
Leggi l’approfondimento alla fine dell’articolo.
Tribunale di Grosseto n. 152/2025
Condanna l’ente pubblico al pagamento di oltre 102.000 € per il ricovero di una paziente psichiatrica in RSA, per la stessa ragione: prevalenza sanitaria.
Conferma l’invalidità delle clausole di ricovero che pongono i costi a carico del paziente se prevale la componente sanitaria.
Ribadisce che le prestazioni assistenziali strumentali a quelle sanitarie devono essere gratuite.
La prima storica pronuncia: riconosce che l’assistenza a un paziente con Alzheimer è attività sanitaria, quindi a carico del SSN.
Conclusione della giurisprudenza:
se c’è una diagnosi certificata di grave demenza, e un piano di assistenza che include cure sanitarie continuative, non spetta alla famiglia pagare la retta.
⚠️ Attenzione: le ASL spesso non rispettano questi principi
Nonostante le norme e le sentenze, molte ASL continuano a ignorare il principio dell’inscindibilità e richiedono il pagamento delle rette alle famiglie, che spesso non hanno né le conoscenze né la forza per opporsi.
Le motivazioni addotte sono:
Sono interpretazioni
errate.
La Cassazione ha chiarito che non basta una classificazione amministrativa:
ciò che conta è la prevalenza sanitaria della presa in carico e l’effettiva inscindibilità delle prestazioni.
Perché aspettare è pericoloso: il rischio della riforma
Al momento, la giurisprudenza è favorevole. Ma questa finestra di opportunità potrebbe non durare a lungo.
È in discussione in Parlamento una riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti (legge 33/2023, in attuazione), che potrebbe introdurre criteri più restrittivi per l’accesso gratuito alle RSA, subordinando la copertura ai vincoli di bilancio o a soglie cliniche più rigide .
Agire adesso significa far valere un diritto prima che venga limitato.
Chi fa causa ora ha ottime possibilità di successo. Chi aspetta rischia di vedersi chiudere la porta in faccia da una nuova legge.
Cosa puoi fare se hai un familiare in RSA?
✔ Hai pagato rette per un familiare con Alzheimer o
demenza?
? Puoi chiedere il rimborso integrale, anche per gli ultimi 5–10 anni.
✔ Stai ancora pagando oggi?
? Puoi chiedere la sospensione immediata del pagamento e ottenere una pronuncia
giudiziaria.
✔ Hai ricevuto richieste di pagamento da parte di RSA o
ASL?
? Puoi opporle con un’azione legale documentata e fondata.
? Come funziona la procedura legale
⏱ I tempi? Da 6 a 12 mesi in
media.
Il diritto alla salute non si chiede, si pretende
Ogni giorno famiglie fragili
pagano ciò che lo Stato dovrebbe garantire.
Oggi la legge è dalla tua parte. Ma non lo sarà per sempre.
Parti in causa
⚖️ Oggetto della controversia
Il ricorrente ha impugnato una sentenza del Tribunale di Milano (n. 7964/2024) che lo condannava a pagare una retta di ricovero di € 26.626,40 per la madre, ospite in una RSA. L’appellante sosteneva la nullità dell’obbligazione al pagamento, ritenendola contraria a norme imperative e comunque inefficace per effetto del suo recesso.
? Domande dell’appellante
? Tesi della controparte
? Decisione del Tribunale di primo grado (respinta in appello)
?️ Motivazione della Corte d’Appello
? Esito
? Dispositivo finale
“Dichiara che nulla è dovuto per il ricovero della madre dell’appellante dal 23/04/2021 e dichiara nullo ex art. 1418 c.c. l’impegno assunto da “figlio”. Condanna “RSA” a rifondere metà delle spese processuali.”
Le Rsa non possono far pagare la retta alle famiglie per i malati di demenza e Alzheimer.
La sentenza: si può chiedere il rimborso
Confermata la decisione della Corte d’appello di Milano: per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative il Servizio sanitario nazionale deve farsi carico delle spese.
[Termini e Condizioni]